100 Fables

Giovani band che prediligono l’estetica degli anni 80 – il synth pop, la new wave – e che certamente sono consapevoli del fatto che i tempi e gli strumenti oggi sono ben altri si apprestano a una rielaborazione della materia sonora più eterogenea, caotica e folle di tutti i tempi, cercando nuovi modi per abbagliarci e disorientare i nostri ascolti, rendendo allo stesso tempo tutti felici così come era nello spirito di allora.

I 100 Fables conducono questo processo innanzitutto dando risposta a una domanda, che sembra quasi riaffiorare dalle nebbie del tempo. “Are Friends Electric?”, chiedeva ieratico Gary Numan, e collegata, sembra, agli stessi cavi di corrente arriva la risposta dalla Glasgow dei nostri giorni.

Ed è “We Are Electric Girls And Boys”. Asciutta e non troppo accondiscendente, con la giusta dose tra sensazionalismo e carica emotiva.

“Pressure” entra in scena mettendo assieme i Japan di “Adolescent Sex” con i Rockets di “Galactica”; “Joy” salta agli anni 90 di Gwen Stefani e i suoi No Doubt che già allora si resero protagonisti di un excursus nelle sonorità del decennio precedente con maestria e gusto, alla pari di Shirley Manson e i suoi Garbage.

“Electric Girls And Boys” gioca sullo stesso playground dell’incipit di questo album, ma in “Untold” è un synth lacrimoso – che quasi ricorda l’intro di “The Sandman” del loro pregevole concittadino Alan Rankine – a introdurre gli struggimenti amorosi di Lindsay Liora, il tutto a rammentarci che questa musica non va ascoltata, va sentita fino in fondo.