Altar of Love è un rituale liberatorio che soddisfa le attese.

RECENSIONE

Vera Di Lecce è attiva sulla scena musicale internazionale da circa 10 anni, ha sperimentato con i suoni e con il linguaggio, riuscendo ad elaborare una formula personalissima ed affascinante, nella scrittura e nella produzione.

Solo 7 anni fa usciva il suo album 29 Seconds, un lavoro in cui la sua vocalità si sviluppava in varie modalità, il minimalismo, la spontaneità e la sperimentazione in un perfetto equilibrio, una composizione che si lanciava ai confini del pop, la chitarra a plasmare le forme di un lavoro vitale, pienamente riuscito.

In Altar of Love Vera spinge più in là il processo creativo, la sua voce rimane riconoscibile e ci accompagna nella trama di un racconto difficile, il concept è intimo e riguarda la battaglia contro i demoni interiori, ma anche la strategia per una possibile vittoria.

Le sonorità si fanno più industrial, per quanto permanga una matrice folk che rende il lavoro etereo e fluttuante, nenie fragili e lallazioni ritmiche, sospese nello spazio e nel tempo, si alternano ad un pop elettronico oscuro e spettrale, l’elettronica impreziosisce ogni brano, rimaniamo con la sensazione di un sogno in cui i dettagli sfuggono lasciando il campo ad un senso di minaccia, lo scontro inesorabile con un nemico che conosciamo molto bene e che ci assomiglia tremendamente.

Alessandro Doni

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