Le sonorità che troviamo all’interno di The Disorder Of Appearances sono frutto del lavoro di tre mesi, nell’inverno del 2020, quando Ginevra Nervi ha affrontato un processo compositivo attraverso il quale esplorare i timbri vocali attraverso l’utilizzo di software.
Ne consegue un ascolto in cui non troviamo comodi appigli durante il percorso sonoro, percorso che non si presta nemmeno a facili catalogazioni o immediati paragoni nell’ambito dell’elettronica contemporanea, caratterizzando perciò un’opera personale ed unica nel suo genere.
Un disco che dietro alle oscure trami industriali messe in atto nasconde un’anima mediterranea che si esprime in un senso di profonda desolazione, con sfumature ambient-techno a volte ansiogene, altre intrise di una disperata malinconia. Spesso nel disco ci si imbatte in episodi che aprono verso scenari in cui non c’è traccia di presenza umana, pulsazioni ritmiche ci inchiodano alla trama ma subito sussurri e indistinte lallazioni, come detriti di sogni infranti, ci riportano alla mente la nostra specie e le sue abitudini più ostinatamente riflessive.
“Entrance One” irrompe come un fruscìo che solca oceani di apatico silenzio, “Variable objects” vibra nel bagliore di un’alba che sembra serbare una minaccia. “Seven” è minimalismo a tinte industrial, “Eleven” sembra (ma sicuramente non è) un omaggio alla intensa protagonista di una attualissima serie televisiva statunitense, mettendo in luce una naturale predisposizione alle colonne sonore di Ginevra.
“Zero (featuring Iosonouncane)” è l’immersione in un campo sonoro che ha sapori etno-folk e distopie techno, suoni che confondono le percezioni, e di fatti The Disorder of appearances è il titolo che suggella un’opera complessa ma ricca di spunti interessantissimi.
A.D.
