Hanno preso il meglio dall’esperienza pop britannica degli ultimi due decenni, con una pregevole abilità nell’andare ancor più indietro nel tempo, e arricchendo così il loro sound di sapori più retrò.
Un progetto quello degli Inky Nite di Brighton nato in pieno lockdown che finora ha firmato tre singoli che lasciano il segno. “Bad Machines” con quei synth Kavinskyani e le voci fuse insieme era un viaggio nel tempo, “Spectres” mantiene gli ingredienti e assesta un gancio più pop più incisivo.
La loro ultima mossa è “The Canyon” un brano in cui si intensifica il carattere retrò con luminescenze new wave, il synth-pop si arricchisce di gustosi abbellimenti di chitarra cristallini, una pioggia di luce artificiale e straniante che non smette mai di abbagliare.
N.D.
