Un elettro-pop che abbraccia molte influenze, in “Silver Eater”, album di debutto di Grace Lightman, visionario e sublime, romanticismo a tinte oscure, distillato in armonie sottili e sempre azzeccate.
Una sottile inquietudine pervade tutto l’album, un concept ispirato alle vicende di un essere alieno giunto sulla terra (Silver Eater), un po’ come il Thomas Jerome Newton del celebre film di Roeg con Bowie, qui in fuga dalla NASA e inspiegabilmente innamorato della razza umana, andando più a fondo qui ad essere rappresentato è il punto di vista di un outsider, qualcosa nel quale, almeno per un aspetto, ognuno di noi si può facilmente riconoscere.
C’è il soul, l’r’n’b, l’art-pop con i richiami alla Kate Bush degli anni 80, ai sintetici disco-scintillii degli Abba, ma anche alla Kylie Minogue che faceva valere la propria caratura in tempi non sospetti, seducendoci globalmente con “Fever” e quella chicca di elettro-pop kraftwerkiano che rispondeva al nome di “I Can’t Get You Out of My Head”.
Maestosa e in stile Bowie “Zero Impact”, emozioni e good vibes in “An Ordinary Life”, perfetta per la conclusione di un episodio della terza stagione di Twin Peaks “Rescue Party”, stile Moroder e metronomo in “Deep Space Getaway”, spunti interessanti quasi ovunque in questi 11 pezzi illuminanti. Anche nei momenti più introspettivi e chiaroscurali del disco emerge una forte personalità, capace di dare la giusta direzione alle emozioni, un disco dalla struttura sonora compatta e dal design congeniale. A quanto risulta dal primo giro di artisti annunciati recentemente Grace Lightman sarà presente alla prossima edizione del Liverpool Sound City, perfetta cornice per ascoltare dal vivo un’artista che ha saputo certamente destarci da molto pop soporifero e farsi notare in tutta la sua peculiare originalità ed eleganza.
Nando Dorelassi