Definisce la sua musica “Kylie Minogue on acid”, dichiara tra le sue influenze, l’assurto alla cronaca nera Burzum e il suo black metal a tinte ambient, frequentatrice dei rave in Cornovaglia, e se ciò non bastasse a risvegliare la vostra curiosità andatevi ad ascoltare il suo sfrontato utilizzo del riff di “On The Beach” di Chris Rea , in chiave ipnagogica, nel pezzo “Messed Up” dal suo ultimo EP “Tears At My Age”.
In questo debutto di Hockeysmith succedono parecchie cose difficilmente inquadrabili : strutture che arrivano a 6 minuti, in cui vaporosi suoni synth-wave si scontrano con melodie eteree à la Cocteau Twins, traiettorie clubbing, gettate come un filo d’Arianna, che ci conducono in luoghi dalle atmosfere perturbanti, dai contorni sempre meno nitidi.
Qualche giorno fa esce il video di “Dare You”, un felice connubio tra atmosfere dionisiache da party e una natura ripresa da uno smart phone a fare da cornice al contesto. Laddove il suono si fa più riconoscibile e l’atmosfera pop e accogliente, tipo in “Lonely Loving Me”, ecco che Hockeysmith sfodera la sua personale abilità nel rendere il tutto decadente e nostalgico, qualcosa di irreparabilmente corrotto da una realtà che tenta di colonizzare territori fantastici, tenta dico, perché trova in un EP come questo una strenua resistenza.
Nando Dorelassi