REVIEW

Uno dei compiti fondamentali dell’industria è di divertire l’uomo, ossia di divergerlo da quell’otium contemplativo, ch’è il peggior nemico di ogni attivismo.”
Eugenio Montale

To err is to be human.
To forgive is too divine.
I was like an industry.
Depressed and in decline”.
Scritti Politti “Jacques Derrida”

Un’Arcella Bella e un pò umida ad attendermi qualche sera fa, in occasione dell’esibizione del combo LINDUSTRIA, all’interno dell’ottima rassegna cittadina ospitata dal Parco Milcovich. Danno fuoco alle polveri i Good Cynical Practice, ovvero due Mamuthones e un Lucretio, il set-up sembra quello di un reading, ma in men che non si dica ci si ritrova in un’interzona popolata da ritmiche spezzate e inquiete e loop disintegrati che sembrano avere il controllo degli occulti meccanismi di aree soniche marginali. Ma ora veniamo ai LINDUSTRIA, schivati per un pelo all’Across The University qualche mese fa, non intendevo certo perderli in quella perfetta cornice urbana a misura di umano che è Arcella Bella. Si presentano come agitatori del panorama underground elettronico patavino (Sergio Wow, IDGA, Isco, Nyu) e nonostante il nome evochi esperienze legate a quel sottobosco di genere ben descritto da David Keenan in England’s Hidden Reverse, il suono che proviene dal palco sembra più mutuare estetiche e sostanza synth-pop di casa Mute Records (Fad Gadget in primis) e post-punk (le prime notti Factory presso il Russell Club), con un live-set organico ma non così fatalmente ripiegato su un passato glorioso quanto lontano come si potrebbe pensare. Per quanto siano - nel resto del tempo - impegnati in incursioni più elettroniche e dal carattere spesso minimal-techno, qui si mette in gioco una formula classica : strumenti vivi e pulsanti (in particolare la sezione ritmica), voce algida e spersonalizzata, uniti ad una attitudine punk che trova qui una più diplomatica veste elettro-rock. Synth acidi e taglienti fendono l’aria, bassi ruvidi e minacciosi la spostano con più decisione, la ritmica è una “gioiosa macchina da guerra” come direbbe Achille Occhetto, “New Love” metronomica e lineare come un design Bauhaus, non mancano all’appello ambientazioni più claustrofobiche in cui è l’irrequietezza del ritmo su suoni scarni e minimali (à la Suicide) a farla da padrone. Segnalo, tra le varie chicche - tutte contenute nel loro EP di debutto eponimo - una “Allergic to Suicide” che riesce a dare un nuovo finale a molte delle storie di cui è lastricato il pavimento del rock, con ironia e uno spirito pop inaspettato e una “Cry” che sembra svolazzare su cieli plumbei mancuniani, poche note di synth accompagnano un refrain che sa il fatto suo. “E’ bellissimo danzare sotto la vostra bandiera!”, grida qualcuno dal pubblico, i quattro rimangono imperturbabili in uno scenario spettrale e frenetico in cui si fanno strada sagome indistinte, lineamenti riconoscibili di suoni che sembrano venire da tapes che hanno esercitato un potere assoluto in camerette di varie epoche, in numerosi rispolveri ma anche in pregevoli e meno cinici revival di sensazioni che credevamo irrimediabilmente perdute nella spazzatura del tempo, ma che concerti come questo ci riportano fatalmente tra le mani, in una notte d’estate.

Nando Dorelassi
Stai leggendo:
Lindustria, Arcella Bella [Live Report]
30 second read
Ricerca contenuto