L’inno post-punk della generazione post-Brexhit, i Saults e la loro “Proud”.

RECENSIONE

Le cose stanno così : “Proud” dei Saults è la colonna sonora, rabbiosa ma anche intima, della gioventù post-punk e post-brexit britannica di oggi. Il basso che incalza, cavernoso ed oscuro, e un riff primitivo e basico, tutto concorre alla creazione di una vibrante energia pronta a sovvertire la normalità. 

“Dissonanze Post-Punk dalla Greater Manchester” le definiscono i quattro in questione, senza preoccuparsi di mescolare “proto” a “post”- punk, che è un po’ come contaminare la rabbia che si prova di fronte a quel buco nero della logica che sembra rappresentare il Regno Unito oggigiorno, con uno spirito nuovo, tremendamente lucido, e firmando la testimonianza storica e sociale di un ventenne del Nord-Inghilterra che sceglie di comunicare il suo disperato disappunto a suon di sferzate elettriche e aggressioni vocali al microfono, mai fine a sé stesse.

Il risultato è un brivido che ci assale all’ascolto, come quando si ha a che fare con qualcosa di affascinante ma selvaggio e sfuggente, o quando si corre un rischio ma si sa in fondo, da qualche parte dentro di sè, che quella è comunque la strada da intraprendere, per rispetto a ciò che noi siamo, alla nostra matura. E i Saults sono ottimi esemplari di questa natura, inevitabilmente intossicata dal presente ma ancora pronta alla ribellione. Non sottovalutatela : è l’unica politica che serva ancora a qualcosa.

Nando Dorelassi
recensione saults proud
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L’inno post-punk della generazione post-Brexhit, i Saults e la loro “Proud”.
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