Marie Byrd Land Band, genuini e psichedelici nel loro “Lost Lands”. [Recensione Album]

RECENSIONE

Psichedelia si diceva, certo. Ma prima che la questione si complichi, tra echi sixties canterburiani, di Palo Alto o Lombardi e attuali, come nel caso in questione, e’ forse il caso di ammirare la splendida copertina di “Lost Lands” dei Marie Byrd Land Band, illustrazione di una forma mentis e vero e proprio manifesto di intenti per una nuova psichedelia. 

C’è già qui presente l’atmosfera sospesa, alternativa al reale, la stravaganza allucinatoria che si cerca in un disco di questo tipo. Un ipersogno technicolor, astratto e vivacemente interpretato da questa giovane band, già comunque avvezza alle pubblicazioni e in svariati formati, da qualche anno. 

Si diffonde la sensazione di una formula ben rodata a livello live che si è voluta fedelmente riprodurre in studio, garantendone la solidità e valorizzando la dinamica armonia tra gli elementi in gioco.

Così tra svisate di organo, impennate di wah-wah, nenie e schegge vorticanti di folk stralunato, ci ritroviamo immersi in un turbinio di visioni Paisley, ma anche in nuances più mediterranee. Registrazioni lo-fi e deliziosi packaging DIY, a testimoniare una accurata visione d’insieme del proprio progetto, in questa ottima occasione di ascolto/astrazione che i fan del genere non potranno che apprezzare.

Nando Dorelassi
Stai leggendo:
Marie Byrd Land Band, genuini e psichedelici nel loro “Lost Lands”. [Recensione Album]
1min di lettura
Ricerca contenuto