“Porcupine” di Molly Payton è un EP che cattura l’attenzione e non la restituisce.

RECENSIONE

Sarà il sound elettrico e ruvido delle chitarre che si intreccia abilmente all’acustico, trascinandoci dal principio verso un luogo ignoto. Oppure è quasi sempre la voce di Molly, così misteriosa e affascinante nel preservare un nucleo di preziosa fragilità, a condurci nel cammino introspettivo di “Porcupine”.

Si cercano sempre nuove declinazioni di un indie-rock sommerso da nuvole dense di ricordi distorti e rumore di fondo, e quando si trovano e riescono pure ad aggiungere valore è sempre una rivelazione.

E così “Warm Body” si scuote dalla sua inedia, e fiorisce nell’ombra senza allontanarsi troppo dagli spazi angusti dove è nata. “How to Have Fun” cerca nell’oscurità la chiave per raggiungere dimensioni più ludiche, “I’m Too Smart” con quell’incedere dimesso si mette a cuore aperto, senza valutare le conseguenze.

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“Going Heavy” gioca su suoni jangly prima di giungere alla sorda esplosione di un ritornello scolpito sulla pietra, esprimendosi con un vocabolario di emozioni universalmente decrittabili, raggiungendo vette pop mai precluse al genio. “Planet Holiday” è l’ultimo capitolo degno di nota di “Porcupine”, accordi che non nascondono la ricerca di una accessibile gradevolezza, lasciando intatta l’intensità di un lavoro che è uscito allo scoperto cogliendoci di sorpresa, affermando il carattere e la peculiarità di un’artista che lascerà il segno per molto tempo.

N.D.

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“Porcupine” di Molly Payton è un EP che cattura l’attenzione e non la restituisce.
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