SING - LESS

di Michele Benetello

Per fare dell’inattaccabile pop ci vuole la pazienza certosina di un artigiano, ‘che quella materia spesso ostica non è mai stata forgiata in grandi catene di montaggio, sebbene il Brill Bulding e la fucina Motown siano esistite per confutarne l’assioma.

Bisogna essere un Benvenuto Cellini delle sette note per produrre una canzone che abbia i presupposti del capolavoro, ‘che di Good Vibrations il mondo ne è sprovvisto assai, e forse anche per questo non è un buon posto per viverci.

Bisogna limare, smussare, ritoccare all’infinito un pentagramma mai sazio. Come mai sazi furono anche Orzabal e Smith ai tempi di quell’album omonimo al cui interno brillava l’ordigno in questione. Precisi ed ispirati tanto da rappresentare uno zenith, una vetta dalla quale discenderà uno slalom speciale di patimenti e paturnie leste a condurli verso una celere dissoluzione.

Non c’era più niente oltre le Colonne d’Ercole di una traccia così superbamente ambiziosa, pronta a lambire le terga a quella I am The Walrus di-chi-sapete-voi. Non poteva più esserci nulla, non poteva esserci lo scarto dei Talk Talk (nessun Laughing Stock all’orizzonte per i due, e anzi) né la ritirata autistica degli XTC.

Eppure Sowing The Seeds Of Love riesce ad essere dogma, canzone una e trina nella quale armonie vocali che – in un canzoniere di qualche povero talentuoso – avrebbero riempito una facciata, qui si fanno 45 giri in un gioco di incastri semplicemente straordinario.

Una canzone che ne contiene tre (Battisti in Pensieri e Parole riuscì ad inserirne due), come se fossero delle matrioske armoniche pronte a sovrapporsi in un’infinita spirale ove, di volta in volta, affiorano (appunto!) Beatles e XTC. Cinque minuti e trentun secondi (sei e diciannove nella versione sull’album) di sognante e zuccherina psichedelia spiegata alle masse che si arrampicherà fino al numero 2 delle classifiche americane e al 5 di quelle inglesi.

Una perfezione melodica (implacabile la produzione di Dave Bascombe) che di volta in volta declina – sognante s’è già detto? – Steely Dan, Van Dyke Parks (quello di Song Cycle), i Fab Four (ma qui sono Fab Two, eccome se lo sono), la Paisley Park e Peter Gabriel.

Una perfezione melodica che da quasi trent’anni attende una dignitosa risposta da qualche zelante e dotato alunno. Stiamo ancora attendendo.

 

Michele Benetello

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Sing – Less di Michele Benetello
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