RECENSIONE
Avete guardato “Le terrificanti avventure di Sabrina”, su Netflix? La serie americana, tratta dall’omonimo fumetto, racconta la doppia vita della teenager Sabrina Spellman. Beh, la serie è disseminata di citazioni, tra cui spiccano un paio di riferimenti a “Suspiria”, il capolavoro per antonomasia quando si parla di streghe. Dal film del maestro Dario Argento, il primo horror italiano risalente al 1977, come ormai tutti sanno, è stato tratto un remake ambientato a Berlino e diretto da Luca Guadagnino, nelle nostre sale dal 1 gennaio 2019.
È invece disponibile dal 26 ottobre, via XL Recordings, “Suspiria (Music For The Luca Guadagnino Film)”, ovvero la (prima) colonna sonora realizzata su commissione da Thom Yorke, nonché il suo terzo album da solista fuori dai Radiohead. Un doppio album ambizioso, in un flusso di (in)coscienza che forse poteva essere un po’ asciugato: venticinque brani, circa ottanta minuti. Come è ambizioso il lavoro di Guadagnino, nella durata e nella pretesa di affastellare considerazioni psicanalitiche e politiche all’interno di una sceneggiatura del tutto fuori fuoco. Impossibilitato a replicare i fasti della soundtrack ideata in origine dai Goblin di Claudio Simonetti, che oltrepassarono il prog-rock di riferimento sperimentando con percussioni africane, bouzouki, tabla indiana, moog, rumori e vocalizzi terrorizzanti, l’artista inglese se la cava comunque paradossalmente meglio del regista siciliano.
Andando a fondo nell’ascolto, si procede tra strumentali (menzione per la progressione di tasti, archi e mostruosità di “The Hooks”, l’epicità classica di “Klemperer Walks” e le serpentine in stile Carpenter di “Volk”, traccia che accompagna le sequenze-chiave della pellicola) e canzoni (se il valzer con flauto di “Suspirium” o la pur bella ballad “Unmade” risultano abbastanza prevedibili conoscendo il repertorio del loro autore, va meglio con il groove sciamanico di “Has Ended” e il mantra disturbato di “Open Again”: fatto sta che gli episodi con la voce sono un corpo estraneo nel mood dell’opera cinematografica). Fonti di ispirazione dichiarate: “Blade Runner”, la musica concreta, l’elettronica di James Holden, il krautrock tedesco e Morricone. Yorke ha composto le partiture al pianoforte e si è avvalso di synth modulari, ballando in mezzo a temi ricorrenti, rumori bianchi e drone, facendosi aiutare dalla London Contemporary Orchestra and Choir e dal figlio Noah, alla batteria. Stavolta non sarà sempre magia, ma è una prova da (apprendista) stregone quantomeno da rispettare.
Elena Raugei
